Il destino di un alpinista-viaggiatore, nato tra i canali veneziani e di un suo coetaneo che vive alle pendici delle più alte montagne del mondo.
La storia di un amicizia.
Una storia che inizia dalla laguna di Venezia, attratto dalle Dolomiti, per poi partire. Una storia sherpa, di un viaggiatore-alpinista, un’anima inquieta che si alimenta di curiosità e incontri.
Venerdì 14 dicembre, ore 20.30
Sede SAT Rovereto, corso Rosmini 53
Marco Berti, nato a Venezia, classe 1965, inizia giovanissimo a percorrere i sentieri e le pareti delle Dolomiti per poi impegnarsi sull’intero arco alpino. Negli anni Ottanta sposta i suoi interessi sulle montagne della catena himalayana entrando a far parte di quel mondo, stringendo amicizie e legandosi intimamente alle popolazioni locali. Ha organizzato, diretto e partecipato a venticinque spedizioni alpinistiche, scientifiche e umanitarie sulla catena himalayana e sulle montagne del Medio Oriente. Ha viaggiato e arrampicato in: India (Sikkim, Ladakh, Kashmir, Jammu, Punjab, Himachal Pradesh, Orissa, Assam, West Bengala, Rajasthan, Tamil Nadu, Kerala), Pakistan, Nepal in ogni suo angolo, Tibet, Bhutan, Thailandia, Sri Lanka, Maldive, Giordania, Egitto, Tunisia, Marocco, Libano, Yemen e America del Nord.
Apprezzato fotografo e relatore, ha presentato conferenze in Italia e all’estero sul mondo dei viaggi e sulla sua attività alpinistica. Ha collaborato per molti anni con Il Gazzettino e con numerosi periodici oltre ad aver co-condotto alcuni format televisivi.
“Il vento non può essere catturato dagli uomini” che vede la prefazione di Fausto De Stefani, è la sua prima opera pubblicata da Priuli & Verlucca nella collana ‘I Licheni”.
Una narrazione, un viaggio, che ha per denominatore comune il mondo sherpa, ma che spazia tra Medio Oriente, Oceano Indiano e Stati Uniti d’America, tra fatti dimenticati o noti a pochi, memorie famigliari, esperienze alpinistiche, personaggi conosciuti e sconosciuti.
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